L’incontinenza, cioè la difficoltà a controllare gli sfinteri urinario e fecale, costituisce un problema importante per chi cura il malato di A., talvolta così faticoso da gestire da indurre all’istituzionalizzazione.
Nella malattia di A. l’incontinenza urinaria si manifesta in uno stadio intermedio della malattia, mentre nella demenza vascolare può essere presente sin dalle fasi iniziali. L’incontinenza urinaria, inoltre, può essere il primo sintomo di una forma di demenza reversibile, l’idrocefalo normoteso.
È un sintomo che spesso può essere curato (l’infezione delle vie urinarie è frequente in malati con problemi di autonomia), pertanto è necessario segnalarlo subito al medico curante.
Talvolta il malato può avere incontinenza per uno stato confusionale acuto, per difficoltà della deambulazione, nei movimenti, nello spogliarsi. Anche la stitichezza, le infezioni, l’ipertrofia prostatica, alcuni farmaci, l’allettamento prolungato possono causare incontinenza. Il malato può non essere in grado di inibire lo stimolo a urinare, non riuscire a slacciare i pantaloni o non ricordare dov’è il bagno. Bisognerà quindi, di fronte a questo problema, utilizzare indumenti facili da togliere, con chiusure a strappo anziché bottoni, indicare il bagno con un disegno, con apposita illuminazione o altre strategie simili. Se si è instaurata un’incontinenza stabile è opportuno programmare una minzione periodica, accompagnando in bagno il malato a ore fisse, ogni 2-3 ore, soprattutto appena si sveglia al mattino, prima di coricarsi la sera e almeno una volta durante la notte.
L’uso di pannoloni dovrà essere limitato ad alcune fasce orarie (ad esempio durante la notte) o quando il paziente esce di casa.
L’uso del catetere vescicale a permanenza è da limitare il più possibile e va riservato a quando l’incontinenza non può più essere corretta con altri rimedi di ordine medico o chirurgico. In questo caso, va detto che una corretta gestione del catetere (sterilità, regolarità nelle sostituzioni ecc.) fa sì che questa soluzione (spesso difficile da fare accettare ai parenti prima ancora che al malato) risolva molti problemi e, anche sul piano igienico, sia preferibile a un uso costante e incontrollato del pannolone e al rischio che il malato si bagni frequentemente.
L’incontinenza fecale è meno frequente di quella urinaria. Spesso, più che di incontinenza, si tratta di disturbi aprassici che rendono difficile al malato la serie di operazioni e gesti necessari (spogliarsi, pulirsi, lavarsi ecc.). In questi casi si dovrà accompagnare sempre il malato in bagno, aiutandolo se necessario o istruendolo via via in questa attività. Perché il malato non abbia problemi di stitichezza che potrebbero favorire l’incontinenza, sarà necessario curare molto l’alimentazione e l’idratazione, magari programmando 2-3 volte la settimana microclismi periodici, che impediscono la stasi fecale.
Segreteria Nazionale
via Varazze 6 - 20149 Milano
Tel. 02/89406254 • Fax 02/89404192
|