Negli Stati Uniti, molto esplicitamente, chiamano “attività senza sconfitta” quelle occupazioni attraverso le quali impiegare il tempo del malato di A., con la finalità di ridurre la frustrazione e di mantenere le capacità residue.
Ogni ammalato, nel corso di una qualsiasi giornata, e sempre più con il procedere della malattia, fallisce ripetutamente, incontra ostacoli insormontabili e perde a mano a mano la stima di sé; alcune attività invece lo aiutano a mantenersi in contatto con il mondo, e a spostare l’attenzione delle incapacità alle capacità residue.
I caregiver devono escogitare occupazioni adatte al malato e, conoscendo i suoi “punti di forza”, aiutarlo a potenziarli al massimo; calibrare l’attività sulle possibilità di successo, mantenendola semplice e di durata contenuta (la capacità di attenzione di un malato di A. si aggira intorno ai 20 minuti). Starà sempre alla sensibilità del caregiver cogliere la stanchezza o lo stress del malato, oppure l’aggravarsi della malattia e la conseguente necessità di adattare le attività alla nuova situazione.
Si suggerisce di non dimenticare mai che l’ammalato di A. non è un bambino, e quindi si dovrà cercare (in una prima fase) di mantenere l’attività a un livello “per adulti”, per non offenderlo con proposte troppo infantili, pronti anche a usare libri e giochi per piccoli quando la malattia lo richiederà.
La musica è un’attività tra le più note: ascoltare, fare musica, cantare, muoversi con la musica, suonare strumenti ritmici, sono tutte occupazioni gradite e divertenti, che possono anche ottenere ottimi risultati nel sollecitare ricordi e nel promuovere la relazione con gli altri.
Il camminare e l’esercizio fisico in generale (magari attraverso giochi tipo la palla, o lavori di casa semplificati, come spolverare, lucidare, piegare o sbattere), avvicinano il malato al caregiver oltre a mantenerlo in forma e impegnato.
Altre attività suggerite sono semplici operazioni di cucina, di preparazione, manipolazioni o cottura dei cibi (attività gratificante che potenzia le capacità manuali), attività creative (collage, giardinaggio, puzzles ecc.) o basate su ricordi (racconti, ricostruzioni, manipolazione di oggetti del passato, visioni di foto o di filmati del passato), o, ancora, esercizi con le carte (mettere in sequenza, accoppiare, selezionare ecc.) e poi sbucciare, infilare, avvolgere, incollare, ritagliare ecc.
Si ribadisce che è la sensibilità del caregiver a dover calibrare l’attività sulle capacità del malato e sulla sua personalità premorbosa (è importante non mortificare la sua dignità), con l’obiettivo proprio di aumentarne l’autostima e di mantenere il più a lungo possibile la sue capacità.
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